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Art. 34-bis: l’accesso ad Internet come diritto sociale

È attualmente all’esame della Commissione Affari Costituzionali, il disegno di legge per l’introduzione dell’articolo 34 bis sul diritto di accesso ad Internet come diritto sociale, proposto da Cultura Democratica, un think tank italiano interamente composto da giovani.

In quanto diritto sociale, il diritto di accesso ad Internet può essere definito come la pretesa dei cittadini nei confronti dello Stato perché provveda a coprire il territorio nazionale con una lunghezza di banda adeguata in modo da permettere a chiunque, e su tutto il territorio nazionale, di navigare in Rete ad alta velocità per esercitare online i propri diritti, adempiere i propri doveri, svolgere le proprie attività (lavorative e non) ed offrire e usufruire degli innumerevoli servizi resi disponibili dalla Rete.

Internet come diritto sociale

Fare dell’accesso ad Internet un diritto sociale vuol dire affiancare ai diritti i doveri e al diritto l’economia. Vuol dire superare la troppo stretta e confusionaria qualificazione giuridica dell’accesso ad Internet come libertà e spostare l’attenzione dal mezzo ai suoi utenti, garantendo loro l’effettiva possibilità di farne uso.

Il ritardo italiano in materia di digitale non è in effetti solo infrastrutturale (digital divide) ma anche culturale (analfabetismo informatico). Questo vuol dire non solo che esiste un ostacolo fisico e tecnico che impedisce alle persone di accedere a quell’infinito contenitore di conoscenza e servizi che è Internet, ma anche che, quando questa possibilità c’è, non viene sfruttata perché non se ne conoscono né le potenzialità e gli usi, né le modalità, né i vantaggi.

È per questo che l’art. 34-bis si muove lungo due direttrici:

  • investire nella realizzazione e/o implementazione delle infrastrutture di connessione alla Rete, e quindi nella realizzazione delle basi, dell’ossatura sul quale si deve reggere un’Italia al passo coi tempi e con la concorrenza delle altre potenze mondiali;
  • investire nella diffusione di cultura digitale e quindi sensibilizzare, istruire, informare e formare al corretto uso e ai vantaggi dell’ICT.

La diffusione di una tecnologia infatti deve essere sempre accompagnata dalla consapevolezza della stessa e dalla sua conoscenza. Questo richiede l’insegnamento a tutti i livelli e in ogni ambito – dai cittadini ai media di informazione, dalla PA agli imprenditori, fino alla politica – di quella che viene definita cultura digitale, ossia la cultura della condivisione, del fare rete, dell’open source. Elementi questi che sono basilari non solo per riempire di sostanza il concetto di Internet ma anche quello di democrazia.

L’articolo 34-bis riconosce la connessione a Internet come diritto sociale, che “le istituzioni devono garantire tramite investimenti, politiche sociali ed educative, al pari di quanto già avviene con l’accesso all’istruzione, la sanità o la previdenza”, ricollegandolo a uno dei diritti più importanti e strategici per il futuro del Paese, ovvero l’istruzione (art. 34), per sottolinearne la funzione sociale, di crescita e conoscenza.

La Costituzionalizzazione di Internet, grazie all’articolo 34-bis, permetterebbe non solo di tutelare i diritti e le libertà dei cittadini, ma fungerebbe anche da volano per l’economia e darebbe tutela a una serie indeterminata di situazioni come: l’accesso all’infinita conoscenza messa a disposizione da Internet, l’accesso ai dati (anche nell’ottica di un c.d. FOIA, Freedom of Information Act, italiano), alle idee e alla loro comparazione, la diffusione degli open data e il riuso dei dataset, la trasparenza ed efficienza della PA nonché di ogni procedimento pubblico, ma anche il raggiungimento di una vera democrazia elettronica, ossia di una democrazia in cui ai cittadini vengono dati gli strumenti per informarsi, seguire e controllare l’operato dei rappresentanti, in modo tale che siano in grado di porre loro stessi istanze e domande alla politica.

Infine, la Costituzionalizzazione di Internet consentirebbe di evitare il cosiddetto fenomeno del “turismo dei diritti”, ovvero la tendenza dei cittadini, ma anche delle imprese e delle società, di spostarsi in quei paesi in cui una determinata situazione, più favorevole, viene riconosciuta e tutelata.

Il diritto di accesso ad Internet come diritto sociale significa mettere le basi per costruire un’Italia nuova e più competitiva, un’Italia smart.

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