Oggi vogliamo farci eco di un articolo molto interessante pubblicato su http://www.cloudpeople.it/ intitolato “Il Cloud manderà a spasso gli informatici?” 

La domanda che si fanno molti sistemisti è “ma se con il cloud viene esternalizzata l’infrastruttura, noi poi cosa facciamo?” La risposta sarà andare a lavorare dai fornitori di cloud…

In teoria l’attività di un sistemista dovrebbe limitarsi a monitoraggio e aggiornamenti, ma nella realtà quotidiana le cose vanno in tutt’altro modo, come ben sa chi è abituato a lavorare in prima linea:

  • il server è stato attaccato, ha mandato spam a mezzo mondo e il suo IP è stato bannato nelle blacklist, adesso nessuno riceve più la nostra posta
  • un utente ha cercato di inviare un allegato da 500 mega e gli si è bloccata la casella
  • nei momenti di picco non c’è banda sufficiente, che fare ?
  • gli utenti segnalano che l’Antispam ha troppi falsi positivi
  • il BES si è bloccato, i 50 Blackberry che abbiamo in giro per il mondo non sincronizzano più

e potremmo continuare all’infinito…

Tutto questo comporta l’esigenza (almeno in realtà medio grandi) di avere personale “dedicato” alla piattaforma.

Il cloud ha sconvolto questo modello: i problemi di cui sopra vengono trasferiti dall’interno all’esterno, se ne farà carico il fornitore di cloud… e il sistemista che fa ?

Dal mio punto di vista il problema è relativo: così come il cloud cambia il modello organizzativo, allo stesso modo le figure tecniche dovranno adattarsi a realtà differenti.

Questo cambiamento avrà impatti differenti in base allo skill delle figure IT.

Chi si occupa di sviluppo non avrà molti problemi, anzi per questi il cloud rappresenta un’opportunità notevole. E’ chiaro che bisogna entrare nell’ottica che la classica applicazione desktop rappresenta un  modello di sviluppo ormai superato. Chi scrive software deve ragionare in ottica web: l’applicazione, che sia destinata ad Internet o Intranet, deve girare dentro a un browser, e richiedere solo quello.

D’altronde, anche senza il fenomeno cloud, è questo il modello più funzionale: si evita il problema di dover distribuire l’applicazione sui vari client (con i soliti problemi di compatibilità, che negli anni non hanno mai trovato una soluzione definitiva) e si possono effettuare aggiornamenti veloci e in tempo reale perchè fatti centralmente.

L’unica vera criticità di questo modello è l’esperienza per l’utente che, abituato all’applicazione desktop, deve familiarizzare con modalità e logiche di interazione alquanto differenti. D’altronde non dobbiamo dimenticare che le applicazioni web, a differenza di quelle desktop, lavorano in modalità “disconnessa” : il colloquio fra client e server è asincrono, e in mezzo tra i due c’è Internet… Ma anche questa criticità è in parte superabile con le tecniche di sviluppo più recenti (ad es. Ajax) che rendono l’esperienza utente molto più simile alle applicazioni tradizionali.

Diverso è il discorso per chi segue gli aspetti sistemistici: qui, oggettivamente, soprattutto nella fase iniziale di diffusione del cloud, le figure dei System Integrator potrebbero risentirne, ma in prospettiva vanno considerati alcuni aspetti importanti:

  • i fornitori di cloud stanno aumentando a vista d’occhio, quindi l’utilità di queste figure potrebbe semplicemente spostarsi dall’azienda al fornitore
  • in molte realtà aziendali è poco probabile che venga portato “tutto” in cloud, almeno per il momento. E’ quindi molto probabile che la figura del sistemista interno avrà comunque una sua utilità.
  • in ogni caso gli aspetti tecnici non sono destinati a “sparire nel cloud” : ci sarà sempre più bisogno di connettività, fissa e mobile, sarà comunque necessario monitorare il traffico e garantire la sicurezza, sarà necessario gestire centralmente i device fissi e mobili, e infine va ricordato che la figura dell’Amministratore di Sistema è una figura importante anche nei sistemi cloud.

In sostanza, non possiamo essere proprio noi gli avversari più accaniti del cloud.

Chi fa la nostra professione è abituato alle “rivoluzioni copernicane” , basti pensare che in appena 30/40 anni se ne sono viste almeno tre: i Database Relazionali, il Personal Computer, Internet. Tre eventi che hanno trasformato radicalmente il nostro mestiere, non si può neppure parlare di “aggiornamenti”: semplicemente, essere un informatico è diventata un’altra cosa…

Considerato che nessun’altra professione ha subìto cambiamenti simili, dovremmo esserci abituati…

“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento” (Charles Darwin).

Oggi vogliamo farci eco di un articolo molto interessante pubblicato su http://www.cloudpeople.it/ intitolato “Il Cloud manderà a spasso i sistemisti?” 

La domanda che si fanno molti sistemisti è “ma se con il cloud viene esternalizzata l’infrastruttura, noi poi cosa facciamo?” La risposta sarà andare a lavorare dai fornitori di cloud…

In teoria l’attività di un sistemista dovrebbe limitarsi a monitoraggio e aggiornamenti, ma nella realtà quotidiana le cose vanno in tutt’altro modo, come ben sa chi è abituato a lavorare in prima linea:

  • il server è stato attaccato, ha mandato spam a mezzo mondo e il suo IP è stato bannato nelle blacklist, adesso nessuno riceve più la nostra posta
  • un utente ha cercato di inviare un allegato da 500 mega e gli si è bloccata la casella
  • nei momenti di picco non c’è banda sufficiente, che fare ?
  • gli utenti segnalano che l’Antispam ha troppi falsi positivi
  • il BES si è bloccato, i 50 Blackberry che abbiamo in giro per il mondo non sincronizzano più

e potremmo continuare all’infinito…

Tutto questo comporta l’esigenza (almeno in realtà medio grandi) di avere personale “dedicato” alla piattaforma.

Il cloud ha sconvolto questo modello: i problemi di cui sopra vengono trasferiti dall’interno all’esterno, se ne farà carico il fornitore di cloud… e il sistemista che fa ?

Dal mio punto di vista il problema è relativo: così come il cloud cambia il modello organizzativo, allo stesso modo le figure tecniche dovranno adattarsi a realtà differenti.

Questo cambiamento avrà impatti differenti in base allo skill delle figure IT.

Chi si occupa di sviluppo non avrà molti problemi, anzi per questi il cloud rappresenta un’opportunità notevole. E’ chiaro che bisogna entrare nell’ottica che la classica applicazione desktop rappresenta un  modello di sviluppo ormai superato. Chi scrive software deve ragionare in ottica web: l’applicazione, che sia destinata ad Internet o Intranet, deve girare dentro a un browser, e richiedere solo quello.

D’altronde, anche senza il fenomeno cloud, è questo il modello più funzionale: si evita il problema di dover distribuire l’applicazione sui vari client (con i soliti problemi di compatibilità, che negli anni non hanno mai trovato una soluzione definitiva) e si possono effettuare aggiornamenti veloci e in tempo reale perchè fatti centralmente.

L’unica vera criticità di questo modello è l’esperienza per l’utente che, abituato all’applicazione desktop, deve familiarizzare con modalità e logiche di interazione alquanto differenti. D’altronde non dobbiamo dimenticare che le applicazioni web, a differenza di quelle desktop, lavorano in modalità “disconnessa” : il colloquio fra client e server è asincrono, e in mezzo tra i due c’è Internet… Ma anche questa criticità è in parte superabile con le tecniche di sviluppo più recenti (ad es. Ajax) che rendono l’esperienza utente molto più simile alle applicazioni tradizionali.

Diverso è il discorso per chi segue gli aspetti sistemistici: qui, oggettivamente, soprattutto nella fase iniziale di diffusione del cloud, le figure dei System Integrator potrebbero risentirne, ma in prospettiva vanno considerati alcuni aspetti importanti:

  • i fornitori di cloud stanno aumentando a vista d’occhio, quindi l’utilità di queste figure potrebbe semplicemente spostarsi dall’azienda al fornitore
  • in molte realtà aziendali è poco probabile che venga portato “tutto” in cloud, almeno per il momento. E’ quindi molto probabile che la figura del sistemista interno avrà comunque una sua utilità.
  • in ogni caso gli aspetti tecnici non sono destinati a “sparire nel cloud” : ci sarà sempre più bisogno di connettività, fissa e mobile, sarà comunque necessario monitorare il traffico e garantire la sicurezza, sarà necessario gestire centralmente i device fissi e mobili, e infine va ricordato che la figura dell’Amministratore di Sistema è una figura importante anche nei sistemi cloud.

In sostanza, non possiamo essere proprio noi gli avversari più accaniti del cloud.

Chi fa la nostra professione è abituato alle “rivoluzioni copernicane” , basti pensare che in appena 30/40 anni se ne sono viste almeno tre: i Database Relazionali, il Personal Computer, Internet. Tre eventi che hanno trasformato radicalmente il nostro mestiere, non si può neppure parlare di “aggiornamenti”: semplicemente, essere un informatico è diventata un’altra cosa…

Considerato che nessun’altra professione ha subìto cambiamenti simili, dovremmo esserci abituati…

“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento” (Charles Darwin).

SugarCRM 

SugarCRM rende facile ed efficace il coinvolgimento dei clienti nei processi di marketing, vendite ed assistenza, dando forza al personale di vendita che interagisce con loro. SugarCRM, leader di mercato nell’area CRM, distribuisce l’agilità, la flessibilità e la sicurezza che sono gli sono richieste e fornisce, agli operatori, le informazioni rilevanti e gli strumenti di cui ha bisogno  per collaborare con successo con i propri clienti,  sia all’interno che fuori dall’azienda.

L’applicazione SugarCRM è stata  scaricata più di 11 milioni di volte e attualmente sono oltre 1.000.000 gli utenti  finali che mediante  i suoi processi di gestione  coinvolgono  efficacemente i loro clienti. Oltre 7.000 aziende hanno scelto SugarCRM,  sia on site che in Cloud Computing rinunciando ad  alternative proprietarie. SugarCRM è stato riconosciuto per i suoi successi e il suo prodotto dai clienti,  da CRM Magazine, InfoWorld e Customer Interaction Solutions.

Poker SpA

Poker Spa nasce nel 1980 a Torino, sviluppandosi  in un’area particolarmente attiva e strategica. Durante la prima metà degli anni 90, come conseguenza naturale dell’evoluzione della tecnologia e e del mercato ICT, Poker Spa diventa partner di Compuware e realizza Quasar-X, un nuovo ERP basato sulla tecnologia client/sever. Nello stesso periodo diventa ISV Oracle e adotta il suo database come standard per le sue applicazioni. I Prodotti Poker SpA sono attivi su oltre 100 server in Italia e sono usati da piu’ di 400 aziende. L’ampia gamma di servizi offerta, comprende lo sviluppo software, la consulenza sulle applicazioni e l’amministrazione dei network environment. Poker SpA è Silver Partner SugarCRM  ed integra il prodotto sulla propria piattaforma.